


30 maggio 2019
Primo studio
Concepito come riflessione sui testi di Antonin Artaud, Aby Warburg e Fernand Deligny, Elagabalus attinge dalla figura dell’imperatore romano delineando un teatro d’immagine che intercetta frequenze molteplici, dagli spettri autistici a quelli di genere.
Elagabalus è un bimbo che traccia la sua agitazione genitale, e che fa dell’intelligenza un tremolio di oggetti: cipria, turibolo, coltello, pietra viva e smalto, poiché «tutto si congiunge e si separa», come nel sogno di Zosimo di Panopoli.
«Miniera e perforazione; suolo, come l'andirivieni di una trama nello spessore di un tessuto formidabile. È che a fianco dei canali per l'orina, vi sono i canali per la merda, i canali per l'acqua, il vino, l'alcool, la birra, gli sputi, lo sperma, il moccio e il sudore. Questo sangue vergine non può entrare in contatto che con un suolo vergine e che sia come esso un suolo primo.»
«Quotidie feriatus. Le tette stampate sono solo carta sporca. Medica gendarmeria, embrioni, prostate, uteri, trombe, prime emissioni di sperma, fissazioni-regressioni-perversioni, gonococchi, treponemi, sinfisi pubiche, meatri uretrali, involuzioni di corpi gialli, papà barbuti, ulcere molli, preservativi, budella e grossi bebè vischiosi.»



Poster di Elagabalus creato da Valentina Lauducci
Il lavoro è stato presentato in occasione della rassegna Crisalidi con il sostegno di AMAT Marche. La regia è di Giorgiomaria Cornelio, Lucamatteo Rossi e Valentina Lauducci con le musiche di Shari DeLorian.
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